SPIRALI PRESENTA: THOMAS SZASZ, “‘LA MIA FOLLIA MI HA SALVATO’. LA FOLLIA E IL MATRIMONIO DI VIRGINIA WOOLF”

l compromesso di Virginia e Leonard Woolf nell’ultima opera dello psichiatra americano Thomas Szasz

Letteratura e follia, genio creativo e genio malato: la mitologia che avvolge Virginia Woolf viene radicalmente messa in discussione da Thomas Szasz – già autore del rivoluzionario “Il mito della malattia mentale” – nel suo ultimo libro “’La mia follia mi ha salvato’ La follia e il matrimonio di Virginia Woolf”. L’edizione italiana è curata da Susan Petrilli, professore di Filosofia e teoria dei linguaggio all’Università di Bari, e pubblicato da Spirali, editore italiano dello psichiatra americano (basti pensare oltre al già ricordato “Mito della malattia mentale”, ai saggi che aprirono forti dibattiti negli Stati Uniti “Farmacrazia. Medicina e politica in America”, “L’incapace. Lo specchio morale del conformismo”, “La battaglia per la salute”).

Szasz ripercorre gli scritti della Woolf, dalle opere letterarie ai diari privati, proprio quei diari che fu Leonard Woolf a dare alle stampe, attuando una scelta curatoriale rispetto a cosa tagliare e a cosa pubblicare. Thomas Szasz, psi chiatra e psicanalista noto in tutto il mondo per le sue posizioni contrarie al principio della psichiatria ortodossa rispetto al concetto di malattia mentale e del ruolo di abuso politico che la prassi terapeutica svolge, racconta in modo analitico, appassionato e avvincente la vita della scrittrice Virginia Woolf, dall’infanzia fino al tragico epilogo. È qui a un tempo analista e scrittore: una duplice disposizione all’ascolto che gli consente di cogliere i lati meno appariscenti della personalità di Virginia, in diretto e aperto contrasto con il discorso dominante.

Szasz ne ricostruisce la vita privata nei suoi rapporti con il padre, l’ambiente familiare, gli amici, i personaggi dell’eccentrico circolo di Bloomsbury, e con il marito Leonard. Proprio di Leonard Woolf sono esaminati e descritti nei minimi dettagli il carattere, il modo di “sentirsi ebreo”, l’attività editoriale (pubblicò le opere di Virginia e divenne editore ufficiale di Sigmund Freud), la “filosofia”, le aspirazioni, le idee sociali e politiche, le idiosincrasie, l’ossessiva e ossessionante dedizione alla moglie. Il rapporto con quest’uomo ebbe un ruolo determinante in tutte le scelte di Virginia, nelle sue gioie e nelle sue sofferenze, nella sua scrittura, nei suoi rapporti privati e pubblici, nel modo ambiguo di vivere la propria “follia” e nelle relazioni con coloro che ebbero l’incarico di gestirla.

È soprattutto l’idea della vittima diffuso nella critica letteraria intorno alla Woolf che Szasz non accetta; nella sua rilettura della biografia della scrittrice, con particolare riferimento al matrimonio con Leonard, l’intellettuale americano rinviene una adesione acritica alla rel igione psichiatrica. Fu il marito stesso a sottoporre la moglie al trattamento medico, a convincerla di una presunta malattia mentale, registrandone giorno per giorno sintomi, miglioramenti, peggioramenti, fornendo una cartella clinica della pazzia. La scrittrice inglese, a sua volta, ha facilmente aderito a questo compromesso, trovando nell’estro della follia la comodità del gesto artistico. È invece nella scrittura in quanto tale che la Woolf gioca la sua scommessa intellettuale e umana.

La lucidità, la perspicacia e l’intelligenza della Woolf non potevano permettere che le passasse inosservata l’innovazione di Freud, il testo della psicanalisi e la sua originaria messa in discussione della malattia mentale in quanto tale; senza considerare che furono Leonard e Virginia a pubblicare le opere in inglese dello psicanalista austriaco. Thomas Szasz ritiene che Virginia e Leonard abbiano utilizzato la follia e la professione psichiatrica per gestire a vicenda le loro vite. Rifiuta che Virginia sia stata una vittima del marito e che fosse pazza, e quindi vittima della malattia. La domanda quindi è come mai la scrittrice abbia potuto esimersi dal far propria la lezione della psicanalisi, acconsentendo alla comodità offerta dall’ideologia della pazzia. Nel matrimonio Virginia e Leonard trovarono un compromesso di vita, i cui contraccolpi hanno portato al tragico epilogo.

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